La Sfasa

E’ sera. 

Sono le 21 passate. E’ uno di quei giorni in cui sono stanca, la giornata è stata un po’ burrascosa ma ho deciso di rimanere un po’ oltre al mio orario, perché è così, quando ti piace quello che fai, non ti pesa fare di più.

Sono sovrappensiero mentre sto chiudendo a chiave la porta del bagno, lì tutto deve essere chiuso a chiave, manco fossimo a Rebibbia.

Il corridoio è deserto ma, in men che non si dica, si materializza, come per magia, Gabriele. Non so come abbia fatto ad arrivare lì senza che me ne accorgessi, ma ha sempre un passo leggero, come se camminasse sulle nuvole. Chissà, avrà imparato dal suo Superiore, visto che è spesso in comunicazione telepatica con Dio.

Mi fissa con uno sguardo trasognato, tipico di quando non è davvero qui, sulla terra, ma di qualcuno che vaga per chissà quale mondo parallelo. 

Mi fermo e gli dico: “Gabriele! Ciao!”

Si apre in un sorriso 32 denti.

Lui: “Ciao Sfasa!”

Io: “Sfasa?! Ma io mi chiamo Ludovica!!”

Lui, comincia a ridere di gusto, come se sapesse…sembra aver fatto una lunga chiacchierata con l’Altissimo, riguardo me.

“Sì, Ludovica..o almeno ci provi ad esserlo..”

Questa frase spazza via ogni dubbio..ha sicuramente ricevuto informazioni sul mio conto. 

E’ evidente che sia più consapevole di me di quanto sia precario il mio equilibrio psichico. 

La disgregazione è sempre dietro l’angolo, bisogna tenerlo bene a mente.

Io: “Beh, sì ci provo. Buona serata Gabriele”.

Lui: “Ciao, ci vediamo domani…e ricordati…Sfasa!”.

Mi giro, e, nell’oscurità, mi apro in un sorriso. 

E chi se lo scorda.

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